Il pavimento è una superficie che caratterizza fortemente un ambiente, poiché interagisce con la luce naturale ed artificiale e molto spesso è il primo materiale e colore che viene introdotto in uno spazio. Avere a pavimento un materiale naturale è certamente un valore aggiunto e sicuramente il materiale naturale oggi più diffuso è il legno.

Pavimento in legno vuol dire quasi sempre parquet, ma tale prodotto di rivestimento ha numerose varianti.
Il parquet tradizionale è un pavimento composto di elementi – solitamente listelli di dimensioni contenute – in legno massello grezzo, inchiodati o incollati sulla superficie sottostante, e poi rifiniti in opera. Gli elementi così accostati fra loro vengono lamati, levigati e trattati con impregnanti, olii, lacche o resine più o meno lucide, direttamente sul posto. Tale trattamento rende la superficie finale liscia e compatta, nonché sottoponibile nel tempo a nuovi omologhi trattamenti, in grado di riportare il pavimento allo splendore iniziale.

Il vantaggio del pavimento in massello è certamente quello di essere interamente realizzato con l’essenza nobile scelta, di avere uno spessore che può superare anche i 20 mm e dunque di poter essere lamato e rilucidato numerose volte.
Seppur esistano parquet di tale tipo che abbinano la qualità e la quantità di legno massello impiegato ad un costo piuttosto contenuto – vedi ad esempio il cosiddetto parquet “industriale” a piccoli elementi, economico e dunque impiegato appunto negli spazi industriali ma oggi molto in voga – l’artigianalità e la lunga durata della posa fa oggi però propendere prevalentemente verso un’altra soluzione, ovvero il cosiddetto parquet “prefinito”.

Il parquet prefinito è un sistema composito, realizzato prevalentemente in doghe anche di lunghezza considerevole – si possono superare i 200 cm – nel quale un doppio strato di legno grezzo di essenza solida e stabile (betulla, abete…) fa da supporto allo strato superficiale di essenza nobile di circa 25/40 mm, spessore dello strato nobile al di sotto del quale non si può definire parquet, ma semplicemente “pavimento in legno”.
Le doghe così composte, sono, appunto, pre-finite in fabbrica, ed una volta arrivate in cantiere devono solo essere posate mediante incastro maschio-femmina e incollaggio sulla superficie sottostante, oppure con posa “flottante” senza incollaggio e previa posa di tappetino in materiale plastico espanso fonoassorbente.

La rapidità di posa, la “stabilità” del trattamento di prefinitura e la possibilità di spessori ridotti, decreta il successo di questo tipo di parquet, che consente di trasformare l’aspetto di un appartamento in pochi giorni, lasciando inoltre la superficie appena posata praticamente subito calpestabile.
La prefinitura consente di controllare quasi totalmente l’effetto finale della superficie posata, a differenza della posa artigianale del parquet in massello, non campionabile.

La ricerca contemporanea sta, inoltre, superando la classica forma a listoni, offrendo le forme più varie ed eclettiche alle preferenze di ogni cliente, anche il più esigente ed estroso.
La lavorazione industriale consente di realizzare numerosi tipi di finitura superficiale, variando la porosità, la lucentezza ed il colore del legno.
Oltre ai colori naturali propri delle essenze, dallo scurissimo wengé, alle sfumature più rosse del ciliegio, arrivando ai colori caldi e intensi, ad esempio, del teak, del doussié o del cabreuva, la prefinitura consente di ottenere anche colori meno saturi, come ad esempio i grigi, i bianchi e i beige tortora. Il procedimento parte quasi sempre dal colore naturale del legno più versatile di tutti, il rovere, procedendo con sbiancature e verniciature, ottenendo così i più svariati colori.

A differenza del parquet prefinito, che conserva la possibilità di essere lamato e lucidato abradendo un sottile strato dell’essenza nobile, il parquet prefinito verniciato è invece da questo punto di vista meno versatile nel tempo, poiché la verniciatura industriale non è replicabile una volta posato.
Per quanto riguarda la finitura e la lucentezza finali, il parquet prefinito offre un’ampia gamma di trattamenti superficiali, da quelli più lisci e lucidi a quelli più naturali “a poro aperto”, mantenendo in ogni caso un’ottima resistenza ai graffi e alle macchie, e dunque garantendo una facile pulizia e manutenzione.

Il costo di un parquet prefinito è, per tutte queste ragioni, davvero molto vario. A questo proposito, un primo parametro di riferimento è la dimensione dei listoni: a doghe di grande dimensione – oggi molto richieste– corrisponde ovviamente un costo più alto. Altro fattore che incide è la forma delle liste: un prodotto adatto alla posa cosiddetta “a spina”, dunque opportunamente tagliato, ha un costo solitamente maggiore rispetto alle normali liste rettangolari posate “a correre”.
Un parquet con elementi rettangolari di dimensioni medie, in una essenza comune quale ad esempio è il rovere, può avere un costo orientativo di 50÷60 euro/mq, mantenendo già un’ottima qualità e durabilità.

Un’ulteriore variante del parquet – che però parquet non è –  è il cosiddetto “laminato”.
Analogamente al gres “effetto legno”, il laminato è un pavimento che simula il colore e la texture del legno. Mediante stampa fotografica, una sottile lamina che riproduce un listone di legno viene applicata su un supporto plastico di formato simile ai listoni di parquet, ed il prodotto finito può essere posato, incollato o flottante, in modo analogo al prefinito.
Sebbene la composizione plastica del materiale possa far pensare ad un costo più basso – parliamo di costi  a partire da 10 euro/mq –  e ad una maggiore durata, anche il laminato è soggetto ad usura, ed un prodotto di alta gamma può facilmente raggiungere il costo al metro quadro di un parquet prefinito.
Inoltre, nessuna riproduzione fotografica può conferire al pavimento in laminato, il calore, la ricchezza cromatica e tattile ed il confort che un parquet in legno, sia esso massello o prefinito, sa regalare ad un ambiente.